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Testo introduttivo

LA GUERRA TOTALE

Il Secondo Conflitto Mondiale nelle più belle e iconiche fotografie 

degli Archivi di Stato americani  

PROLOGO ALLA GUERRA

 

Nel 1914 si apre un’epoca storica eccezionalmente violenta, irrazionale e sanguinaria che trova la sua conclusione nel 1945. È un periodo di eventi che sconvolgono il mondo e lo cambiano per sempre. Il primo di essi è lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nell’estate del 1914: va avanti fino al 1918, falciando le vite di un’intera generazione e dimostrandosi il Conflitto più letale e tecnologico che la storia abbia mai partorito fino a quel momento. Prima ancora che finisca, il mondo rimane esterrefatto dalla presa del potere con le armi nell’ex Impero zarista dei Bolscevichi, che scippano così con la forza ai democratici progressisti (troppo poco determinati, armati e refrattari all’uso della violenza) nell’ottobre del 1917 la rivoluzione che avevano fatto nel marzo precedente, coinvolgendo da destra a sinistra l’intero arco politico costituzionale.

Ne segue una violenta dittatura e una violentissima Guerra Civile senza limiti etici in cui nella narrativa comunista i Bolscevichi sono i “giusti”, in quella di tutti gli altri (comunisti dissidenti compresi che pagano con la vita i loro scrupoli di coscienza) invece sono il “male” fattosi in carne e ossa. Quel che è certo è che i Bolscevichi superano in atrocità (nel numero se non nei modi) i loro più crudeli antagonisti, trasformando la Russia in un inferno in terra piuttosto che nel paradiso dell’abbondanza, dell’uguaglianza e della libertà che avevano promesso (per millantato credito). Il mondo è talmente sconvolto e terrorizzato da loro (e non si può dargli torto ora che tutta la documentazione dell’Unione Sovietica è stata de-secretata) che preferisce correre il rischio di appoggiare in funzione anticomunista fascisti e nazisti (che ai Bolscevichi si ispirano nell’esercizio della violenza e del potere) piuttosto che diventare terra di conquista rivoluzionaria. Proprio fascisti e nazisti hanno purtroppo gioco facile in questa partita perché solo dopo molti anni dalla loro presa del potere, e in particolare a Seconda Guerra Mondiale già in corso, dimostrano fino in fondo tutta la loro crudeltà ed efferatezza.

I fascisti -guidati da Benito Mussolini, un guitto istrionico di grande intelligenza politica- in Italia prendono il potere con pestaggi, omicidi, l’aiuto del Re e, nel 1924, libere elezioni (anche se condizionate dalla loro violenza e probabilmente falsate dai loro brogli in combutta con la monarchia) che danno loro la maggioranza politica assoluta in Parlamento e nel Paese. Il potere se lo tengono poi per vent’anni con assassinii, carcerazioni, confini ed esili. Anche i nazisti, guidati da Hitler e dalla sua follia, per quanto delirino di Terzo Reich (cioè il Terzo Impero, dopo quello medievale del Sacro Romano Impero, 962-1806, fondato da Ottone I di Sassonia, e del moderno Impero tedesco, 1871-1918, fondato dal Kaiser Guglielmo I) e di superiorità della razza ariana, vanno al potere nel 1933 con pestaggi, qualche omicidio ma libere elezioni (per quanto condizionate ad arte dai nazisti stessi). Nulla di paragonabile alle violenze e alle crudeltà ordinate prima da Lenin (e realizzate da Trotsky, il suo braccio armato) e poi da Stalin, che farà degli stermini di massa lo strumento principale per dominare le masse.

Infine, le democrazie occidentali potrebbero avere sentore di quanto fascismo e soprattutto nazismo siano infami e pericolosi durante la Guerra Civile Spagnola. Ma anche lì anarchici e comunisti rivoluzionari non ci fanno tutta questa bella figura, distraendo gran parte dell’opinione pubblica e delle aristocrazie mondiali dalla pericolosità della violenza di destra e razzista. Quando l’Occidente democratico finalmente si accorge che Hitler è un pazzo sanguinario, che vuole tutto il mondo e che i Tedeschi sono pronti a seguirlo fino alla fine (qualsiasi cosa voglia dire) è troppo tardi. Il Führer a quel punto ha già pianificato un nuovo ordine globale e scatenato la Seconda Guerra Mondiale per realizzare il suo folle e criminale progetto basato sullo sterminio di Ebrei, Rom, disabili (da sterilizzare), marxisti, progressisti (e di chiunque in generale gli si opponga di ovunque sia) e sul predominio della razza ariana (che in realtà non esiste) su tutte le altre razze umane (altro concetto senza fondamento scientifico) a partire da quella slava. L’epilogo del prologo è “La Guerra Totale”.

LA GUERRA TOTALE

 

La Seconda Guerra Mondiale comincia sul Fronte occidentale in realtà nel 1936 con la Guerra Civile Spagnola. Ma nessuno nel mondo pensa che la faccenda gli riguardi sul serio a parte Spagnoli, Sovietici, nazisti e fascisti. Sul Fronte del Pacifico la Guerra invece comincia nel 1937 quando i Giapponesi invadono i Cinesi. Ci fanno caso soprattutto i Sovietici, che hanno problemi di confine con Tokyo e vincono un’immane battaglia di carri armati in Mongolia per risolverli, ma tutti gli altri pensano che sia una questione locale di cui preoccuparsi relativamente.

Dopo l’annessione dell’Austria e dei Sudeti con l’intimidazione militare nel 1938, senza alcuna reazione concreta di Francia e Inghilterra, il 23 agosto 1939 Hitler e Stalin si accordano per spartirsi l’Europa orientale a partire dalla Polonia e dai Paesi baltici. Stalin pensa di avere gabbato le grandi democrazie occidentali che contavano sulla Germania per fermare l’Unione Sovietica. Il Führer tedesco pensa invece di essersi coperto le spalle e dopo avere conquistato metà della Polonia -la Seconda Guerra Mondiale comincia ufficialmente il 1° settembre- va all’attacco dell’Occidente, mentre Stalin si prende con calma l’altra metà imponendo la sua legge violenta. Le forze naziste sembrano inarrestabili e conquistano l’Europa occidentale e scandinava. Resiste solo la Gran Bretagna ma il suo Impero non è sufficiente per ribaltare le sorti della Guerra. La sostengono gli Stati Uniti, che trovano molto coraggioso resistere alla barbarie nazista ma che non hanno nessuna intenzione di entrare in guerra per quanto la cosa possa sembrare immorale.

Ci pensano i Giapponesi a risolvere il dubbio amletico ed etico degli Americani; attaccandoli di sorpresa a Pearl Harbor nelle Hawaii. Non che la cosa convinca l’establishment del Sol Levante fino in fondo: i consulenti e analisti economici dei Generali li avvisano che stanno facendo un’enorme sciocchezza perché non saranno in grado di piegare gli Stati Uniti. Ma il punto è che il Giappone non potrà mai essere la potenza imperiale che vorrebbe se prima non si libera di loro. Tokyo ha bisogno di petrolio e vie marittime sicure per riceverlo: l’unica soluzione per i Generali è prendere l’Indonesia e controllare il Mare Meridionale Cinese conquistando le Filippine. Peccato che queste ultime siano territorio americano: va da sé che non si può far altro che dichiarare guerra agli Stati Uniti. Washington non la prende tanto bene come c’era da aspettarsi: sta sulla difensiva perché è impreparata, ma sa di potercela fare e mette a pieno regime il suo apparato militare e industriale. Neppure Berlino la prende tanto bene, ma per altri motivi: aveva fatto di tutto per non coinvolgere gli Americani nel Conflitto e adesso è costretta a dichiarare guerra in virtù del Patto stretto con Tokyo secondo il quale i nemici dell’uno lo sono anche dell’altro.  Non capita nel momento giusto per i nazisti. Dall’estate del ‘41 hanno rotto il Patto con Stalin e hanno invaso la Russia e dopo un’avanzata travolgente si sono fermati a Mosca in pieno inverno. A Napoleone era successa la stessa cosa e i Tedeschi sapevano come era finita per lui: male. Ma ci credono ancora nella conquista dell’Unione Sovietica: fa parte del piano di Hitler, ne ha parlato perfino nel Mein Kampf, e finché non si prendono batoste si va avanti. Intanto i Tedeschi si prendono anche tutti i Balcani e vanno all’attacco dell’Impero Inglese in Nord Africa. In teoria di queste cose dovrebbero occuparsi almeno in parte gli Italiani che dal 1940 sono scesi in guerra al loro fianco non appena hanno visto che la partita già sembrava vinta e c’era probabilmente da guadagnarci a farne parte. E poi con Berlino Roma aveva stretto un Patto e a non rispettarlo ci si faceva brutta figura.

Solo che gli Italiani entrano in Guerra impreparati e per quanto volenterosi e coraggiosi non gliene va bene una: si prendono l’Albania ma poi quando invadono la Grecia gli Ellenici li mettono in difficoltà. Mentre nel Corno d’Africa e dalle parti del confine libico, anche se combattono con onore, sono gli Inglesi a dargliele. Devono perciò chiedere aiuto ai Tedeschi e tutto migliora ma non abbastanza: l’aiuto americano alla Gran Bretagna si fa sentire. Il Nord Africa è perciò presto perduto anche se le truppe dell’Asse sono guidate dal famoso generale Rommel e nell’estate del 1943 l’Italia è invasa, si arrende e passa per due terzi con gli Alleati. Non va meglio per i Tedeschi sul Fronte orientale, dove nei primi mesi dello stesso anno le forze nazifasciste prendono un’enorme batosta a Stalingrado. Da lì in poi comincia una lunghissima ritirata dei nazisti che ha un unico scopo: ritardare il più possibile l’invasione sovietica della Germania e la sua vendetta sulla popolazione civile. L’incubo a occhi aperti ha una ragione: i nazisti hanno ucciso e sterminato a più non posso nell’Europa dell’Est e in Russia e sanno che quando arriverà il momento di pagare il conto sarà salatissimo. A partire dal 1943 anche sul Fronte del Pacifico la situazione bellica sta cambiando. Dopo le Battaglie delle Midway e della Papua Nuova Guinea, gli Americani hanno cominciato ad andare all’attacco e stanno guadagnando terreno. Vogliono sconfiggere il Giappone arrivandoci dalla Cina, ma la Cina nazionalista di cui sono alleati in funzione anti-giapponese e anti-maoista non è poi così affidabile. Per cui decidono di mettere il Giappone in ginocchio tagliandogli i rifornimenti di petrolio in arrivo dal Sud-Est asiatico (per cui tutto era iniziato) e di giungere alle sue coste dall’Oceano Pacifico conquistando un’isola dopo l’altra. Nel giugno del 1944 gli Alleati sbarcano in Normandia e Provenza e cominciano la liberazione dell’Europa occidentale. Hitler vorrebbe buttarli fuori dal Continente. Alcuni suoi Generali invece accarezzano l’idea di fare una pace separata con loro in funzione antisovietica. Ma prima bisogna liberarsi di Hitler, che non darebbe mai il suo consenso. Per sbarazzarsi del Führer organizzano una congiura e un attentato che però fallisce: Hitler sopravvive e la Germania perde la sua ultima occasione di salvarsi.

Agli inizi del ‘45 la Guerra per i nazisti è ormai persa, è questione solo di mesi e ne sono tutti consapevoli. Per i Tedeschi la speranza è di essere conquistati dagli Anglo-Franco-Americani. Per gli Alleati la speranza è di arrivare a Berlino prima dei Sovietici perché è chiaro che la Seconda Guerra Mondiale sta finendo ma non è sicuro cosa accadrà subito dopo: potrebbe essercene un’altra, di guerra, e questa volta con l’Unione Sovietica. In prospettiva futura, la Germania, nel gioco a Risiko delle Grandi Potenze, gioca un ruolo chiave. Stalin invece vuole Berlino e il Führer, tutto il resto può andare a quel paese. Gli Americani si adeguano e si prendono tutto il resto, comprese fabbriche e scienziati. Non appena i Russi arrivano in Germania cominciano stupri e vendette come previsto. Hitler non scappa e muore suicida nel suo bunker nel cortile del Reichstag in stile Crepuscolo degli Dei. Gli altri invece fuggono il più lontano possibile, alcuni perfino in Sud America. Intanto gli ultimi milioni di soldati tedeschi ancora in vita fanno di tutto per rallentare i Sovietici e consegnarsi agli Inglesi o agli Americani. Addirittura una delle più grandi battaglie del Conflitto, quella di Praga dal 5 al 12 maggio del 1945, è combattuta solo a tale scopo a Guerra già ufficialmente terminata. I Tedeschi infatti firmano la resa con gli Americani il 7 maggio e con i Russi il giorno dopo. In Italia la guerra finisce più o meno negli stessi giorni che in Germania. È il 25 aprile: i partigiani scendono dalle montagne e dilagano nelle città del Nord per far vedere agli Alleati che un’Italia legittimata ad autogovernarsi già esiste. Arrivano anche gli stessi Alleati che finalmente superano il Po e mettono in fuga verso l’Austria i nazisti. Appena il Führer muore i Tedeschi decidono di arrendersi, perché senza Hitler continuare a combattere contro Americani e Inglesi non ha più senso. Il 2 maggio a Caserta firmano la resa. Mussolini prova a fuggire ma tutti lo vogliono e lo cercano. Gli Alleati per capire se può tornare utile o limitarsi a processarlo, i partigiani per farlo fuori ed evitare che diventi un martire nel Dopoguerra. Lo prendono per primi i secondi e lo ammazzano insieme alla compagna Claretta Petacci, esponendo poi i corpi di entrambi al pubblico ludibrio e alla pubblica vendetta in piazzale Loreto a Milano.

La Guerra è finalmente finita ma adesso bisogna fare i conti con la storia e la giustizia. Anche perché quello che tutti sapevano -ma facevano fatica a credere nelle Cancellerie del mondo- adesso è stato visto ed è ufficiale: i Tedeschi hanno ammazzato milioni di persone, prima assassinandole mentre avanzavano a Est, poi usando appositi campi di sterminio per schiavizzarle ed eliminarle sottoponendole a privazioni terribili o ucciderle  con le camere a gas (cioè la “Soluzione Finale”, riservata a loro, decisa nel 1942). I morti erano talmente tanti che i nazisti hanno dovuto costruire forni crematori per liberarsi dei cadaveri. Le vittime del massacro, o meglio dell’Olocausto (come sarà definito nel Dopoguerra), sono 6 milioni di Ebrei (per loro il termine giusto è “Shoah”) e 11 milioni di Slavi, Rom, “mezzo-sangue”, disabili, muti, sordi, prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici tedeschi e di ogni parte d’Europa, lavoratori schiavi, donne “asociali”... Uomini, donne, adulti e bambini: non ha fatto differenza, tutti sono finiti ammazzati nelle maniere più atroci e violente. Addirittura alcuni sono diventati le cavie di folli esperimenti in cui si veniva mutilati, castrati, operati da svegli, indotti ad ammalarsi tramite l’inoculamento di virus e batteri. La galleria degli orrori è molto lunga e di nuovo ne sono stati vittime adulti e bambini senza nessuna distinzione.

Nel frattempo c’è da finire la guerra con il Giappone che non intende arrendersi e che non lo farà finché non verrà invaso. Dopo le conquiste di Iwo Jima e Okinawa, dove gli Americani perdono tantissimi soldati, Washington fa due conti e cerca soluzioni alternative alla conquista casa per casa del Giappone se non vuole mettere in programma un milione di perdite. La soluzione la trova il Presidente americano Truman (succeduto a Roosevelt, morto per malattia il 12 aprile) optando per l’arma atomica. Gli scienziati gli dicono che è immorale, i Generali che così la smettono di morire giovani americani. Truman ascolta i Generali e butta una bomba su Hiroshima e poi una su Nagasaki, e avvisa Tokyo che ne ha altre: non è vero ma il bluff funziona e i Giapponesi si arrendono. La Seconda Guerra Mondiale finisce anche nel Pacifico il 2 settembre del 1945 e il mondo entra nell’era nucleare.  Per i Tedeschi e Giapponesi è il momento di finire sotto processo, prendersi le loro responsabilità ed essere condannati per i crimini che hanno commesso. Sarebbero talmente tanti (c’erano dieci milioni di Tedeschi iscritti al Partito Nazista) quelli da processare ed eventualmente da condannare a morte o incarcerare, che alla fine vengono messi sotto processo solo i capi. Anche perché altrimenti si perde tempo invece di organizzarsi per il nuovo Conflitto che è già cominciato tra Imperi occidentali e Impero sovietico: quello della Guerra Fredda. Durerà fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989. Dal mondo distrutto della Seconda Guerra Mondiale -si contano circa 60 milioni di morti alla fine del Conflitto- emergono anche le Nazioni Unite, una nuova Organizzazione che deve sostituire la fallimentare Società delle Nazioni. In teoria vi devono aderire solo gli Stati democratici che rispettano i diritti umani, ma alla fine il progetto cambia direzione per trasformarsi in un nuovo organismo di autogoverno del mondo in cui i principi sono meno importanti della realpolitik. 

STORIA, POLITICA, MEMORIA ED ETICA: UNA RIFLESSIONE NON CONVENZIONALE

 

La mostra “La Guerra Totale” propone un approccio alla Seconda Guerra Mondiale che vuole andare oltre i canoni convenzionali e l’atteggiamento culturale ed etico, spesso di maniera, che politici, intellettuali e accademici le riservano. Infatti ha come obiettivo non solo raccontare i fatti e ricordare a tutti quali atrocità sono state commesse, per esempio e in primis il genocidio degli Ebrei da parte dei nazisti prima attraverso l’Olocausto da un milione di proiettili e poi le camere a gas, ma anche indurre a una riflessione, anche solo in forma di una serie di quesiti, su come prevenire e/o combattere in futuro simili feroci e tragici eventi e come affrontare il “male” e sconfiggerlo. La Seconda Guerra Mondiale apre infatti tutta una serie di questioni politiche ed etiche a cui ancora non è stata data una risposta univoca – una mancanza che condiziona la capacità di azione dei “democratici” contemporanei.

 

Quali limiti porre per esempio a una democrazia visto che il libero voto può portare all’elezione di partiti e leader antidemocratici, violenti e sanguinari come è accaduto con Hitler? Ha senso andare contro la volontà della maggioranza del popolo -per esempio con un Colpo di Stato- se si tratta di salvaguardare i diritti umani? Quanti milioni di morti sarebbero stati evitati se le Nazioni democratiche di allora avessero in qualche modo fermato Hitler (nel caso non fossero riuscite politicamente anche eventualmente assassinandolo) prima che conducesse il mondo al Secondo Conflitto Mondiale? L’omicidio politico è giustificabile con un uomo come Hitler (una domanda che si faceva anche il bel film “Una cena quasi perfetta” del 1995 diretto da Stacy Title)? Quante vite sarebbero state risparmiate se ci fosse stata una guerra preventiva contro la Germania quando ancora era possibile contenere le sue forze armate? Ma allora le guerre preventive possono avere un senso? È stato giusto da parte degli Alleati (cioè coloro che si opponevano a nazisti e fascisti) rispondere ai bombardamenti sui civili di fascisti e nazisti con il bombardamento dei civili di fascisti e nazisti?

È stato eticamente sensato allearsi con la più feroce e sanguinaria dittatura del mondo dopo quella nazista, cioè quella sovietica guidata da Stalin, per sconfiggere i nazisti? È stato moralmente giustificabile l’utilizzo da parte degli Americani della bomba atomica contro il Giappone? È stato eticamente corretto processare nazisti e fascisti (gli sconfitti) per i loro crimini? E poi condannarli a morte uccidendoli per impiccagione e fucilazione? E a che fine avere memoria oggi dei fatti criminali di allora? Solo per ricordarsi quanto il mondo può essere violento? Oppure per trarne una qualche forma di lezione? E quale lezione si può trarne? La violenza dei totalitarismi fascisti e nazisti è stata sconfitta con le armi: c’è un’altra via possibile se la cultura e l’educazione ai principi dei diritti umani non bastano?

 

Tutte domande oggi terribilmente di attualità che attendono ancora non solo delle risposte definitive ma anche un sistema morale ed etico coerente che sia in grado di produrle.

Alessandro Luigi Perna

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